mercoledì 21 ottobre 2009

Quei bravi ragazzi e la tre volte vittima

Ho dovuto leggere due volte, stamane, l’articolo che parlava della violenza subita due anni fa da una minorenne ad opera di otto “bravi ragazzi”, sul sito del Corriere.

Ho dovuto ingoiare a fatica la rabbia per ciò che ho letto, per il modo in cui i compaesani dei "bravi ragazzi" ne hanno preso subito le difese, giustificandoli, qualcuno addirittura desiderando di essere più giovane per poterli imitare. Come se abusare di una ragazza fosse la cosa più naturale del mondo. Come se tutti dovessero pensarla come loro. Come se tutti fossimo come loro.

Devo ancora metabolizzare l’amarezza per la vita che questa ragazza potrebbe avere davanti a sé, segnata dal dolore e dall’umiliazione di vedere i responsabili della violenza protetti, compresi, aiutati, ora e in futuro, dalla loro gente, mentre lei è stata scaricata, emarginata, incolpata.

Solo un esponente delle forze dell’ordine, sui due intervistati, ha ammesso che “forse, dato quello che hanno commesso, proprio bravi ragazzi non sono”.

Non è la prima volta che si sente una storia del genere, purtroppo. E la tragedia è che forse ci stiamo abituando. Ma leggere certe cose fa sempre un brutto effetto.

Il problema è che ormai, al di là delle vicende giudiziarie, stiamo accettando di tutto. Non siamo più in grado di stabilire ed erogare una sanzione sociale. Di far sentire a chi delinque il peso della propria responsabilità, la gravità delle azioni compiute, la fatica necessaria a recuperare la fiducia e l’accettazione degli altri. Presupposto indispensabile per poter arrivare, come società, al recupero e al reintegro di chi sbaglia.

Finchè il crimine rimarrà, anche a colpi di precedenti impuniti e battute discutibili, accettato, finchè rubare, evadere le tasse, molestare, abusare, usare violenza farà addirittura “figo”, non si potrà fare nessun passo avanti, e gli unici a subire e soffrire saranno i più deboli, le vittime.
E saremo sempre di più a diventare più deboli.

Come questa ragazza, tre volte vittima, poiché, oltre a subire la violenza, non ha trovato nessuno che la ascoltasse, né qualcuno che la comprendesse e la proteggesse.

Non voglio adattarmi a tutto questo.
Perché come padre sono preoccupato sia per mia figlia, sia per i miei figli, che crescendo potrebbero incappare in un branco del genere.
Perché come uomo non voglio rassegnarmi a un simile imbarbarimento, alla scomparsa rumorosa di molti valori sociali.

Perché in questa torbida storia i bravi ragazzi non sono i “bravi ragazzi”, ma qualcun altro.
E questo post è un piccolo segno inadeguato per farlo sapere.

6 commenti:

  1. Bravo Impromptu, io non riesco piu' a leggere o ad ascoltare questi fatti di cronaca e nemmeno i commenti che ne seguono. Ho alzato un muro tra me i tg e le pagine dei quotidiani stracarichi di violenza e di stupidità. So che probabilmente non è il modo giusto di reagire, ma io non ce la faccio a reggere tutto questo. Cerco di insegnare ai miei figli innanzitutto il rispetto per le persone e l'amore per la giustizia, nella vita quotidiana. Per il resto, rispetto al mondo "fuori", mi sento estremamente impotente.

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  2. L'articolo fa rabbrividire. Grazie per il tuo post, sarà solo un piccolo segno ma speriamo che di segno in segno si inizi davvero a reagire e a non dover più sopportare non solo gli abusi ma anche la tolleranza verso tali atteggiamenti.

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  3. Ho letto l'articolo, è fa davvero male... quella ragazzina potrebbe essere un giorno una qualunque delle nostre figlie e anche quei ragazzini, non so davvero se sia più brutto rendersi conto che il proprio figlio sia stato vittima o carnefice di un gesto così brutto.
    Dobbiamo davvero stare vicino ai nostri figli e cercare di insegnargli il rispetto per gli altri e per se stessi.

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  4. Non ho più parole. C'è in atto un sovvertimento grave della morale, delle regole di convivenza civile, di ciò che è lecito e giusto. E quando leggo queste storie egoisticamente mi dico che per fortuna ho due maschi. Mio padre fino ai 18 anni mi ha fatto rientrare alle 23 il sabato sera. Ora lo capisco bene!

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  5. Questa brutta storia la conoscevo già da tempo, perchè avevo visto in tv l'intervista alla mamma di questa ragazzina, che oktretutto è stata costretta - lei - a lasciare il suo apese per andare a Roma in un istituto, dove nessuno la conoscesse. Quindi, anche la violenza di stare lontano dalla sua mamma.
    Purtroppo, il punto è che il mondo adulto è marcio ed è per questo che quei ragazzi pensano e agiscono in quel modo. Personalmente sto diventando cinica e spesso mi ritrovo a pensare che quelle di questi ragazzi siano vite perse, anzi sprecate, senza alcuna possibilità di redenzione.

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  6. Laura, Renata, Rita e M di MS: storie come queste sono terribili. E' vero che non possiamo quasi mai fare nulla, ma credo che un moto di ribellione interiore lo abbiamo quasi tutti. Ecco, a un tratto ho capito che se nel nostro piccolo smettiamo di tacere, possiamo togliere a poco a poco a questi delinquenti le condizioni di indifferenza, o peggio condiscendenza, che permettono loro di fare tanto male agli altri. E già questo può essere un primo passo per recuperare anche le vite che possono sembrare perse.

    Angela: tutto vero. Sinceramente, come ho scritto, ho una ovvia preoccupazione per la mia bambina, ma ormai si verificano molti, troppi casi di violenza anche contro i maschi (come si legge anche oggi sui giornali). E poi per i ragazzi c'è un rischio maggiore che vengano trascinati in qualche "branco" e spinti a compiere azioni tremende contro altre persone, senza magari neanche rendersene bene conto. Davvero, come padre, non so che cosa sarebbe peggio...

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Online dal 10 aprile 2009