domenica 15 aprile 2012

Grazie per la partita

A volte la normalità ha qualcosa di eccezionale.

Come accompagnare tuo figlio maggiore alla prima partita del suo primo torneo di calcio.

Come vederlo uscire dagli spogliatoi insieme ai suoi compagni (e una compagna) di squadra, cuccioli in una divisa gialla e blu molto abbondante, il numero 11 sulla schiena che quasi scompare nei calzoncini. Un quadro degno della tua canzone preferita di De Gregori, se non fosse che oggi non c’è alcuna paura, ma solo voglia di divertirsi, e sul campo sintetico in periferia non si alza la polvere se tira vento.

Come vederlo giocare contento insieme ad altri bambini e bambine allegri e rilassati, quando il calcio è ancora un divertimento pulito e solo quello.

Come vederlo attaccante a conquistare spazi e palloni, passarsi la palla con i suoi compagni, giocare per la squadra.

Come vedere insieme agli altri genitori una vittoria in trasferta, tre bei gol, e i bambini che si abbracciano tra loro, con i compagni in panchina e gli allenatori.

Come vedere il tuo Re che esulta dopo averne segnato uno, abbracciato dai suoi compagni, pensando che questa soddisfazione in campo se l’è proprio meritata, che fortunatamente è capace di giocare a calcio molto meglio di suo padre, e che c’è una curiosa coincidenza nel fatto che l’allenatore di Re sia il figlio del tuo allenatore, quando la maglia gialla e blu la indossavi tu.

Come sentirti dire la frase, assolutamente normale, ma che non ti saresti aspettato, forse perché non l’hai mai detta, prima di andare a dormire: “grazie per la partita”.

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Online dal 10 aprile 2009