domenica 14 giugno 2009

Che cosa si dà a un figlio?

Che cosa si dà a un figlio? Le risposte alla domanda possono essere molteplici e tutti i genitori partono con i migliori propositi.
Recentemente, mi sono trovato di fronte ad una piccola riflessione concreta.

Re aveva cominciato a mostrare un crescente interesse per la sua bici e a manifestare il desiderio di andarci più spesso e senza rotelle, come i suoi amici.
Così, in uno dei weekend di maggio trascorsi a Milano causa figli malati, ho smontato le rotelle e l’ho portato ai giardini per imparare.

Non è bastata un’ora di tentativi e l’atteggiamento dell’allievo non è stato esattamente collaborativo (in pratica non pedalava nemmeno).
Allora, per evitare confusione e imbarazzi, si è deciso di proseguire le lezioni nella corsia dei box di casa nostra.
Siamo andati avanti ancora varie volte, la sera, al rientro dal lavoro.

Da parte mia, è servita tanta pazienza e la volontà di sopportare caldo e mal di schiena.
Re ci ha messo le decisioni di superare la paura di cadere, e di ascoltare, finalmente, le istruzioni del papà.
Alla fine, è riuscito ad imparare a partire e a pedalare sempre da solo, perfino senza il classico sostegno sotto la sella.

Vederlo andare da solo, su una bici ormai piccola, e procedere incerto, a volte a zig zag (ci vorrà ancora qualche sessione di perfezionamento), è stata una grande soddisfazione e una forte emozione.

I miei figli sono uno diverso dall’altro. Re è quello che, forse, mi assomiglia di più dal lato del carattere. Per questo, quando vedo in lui alcuni difetti che riconosco di aver avuto da bambino (e magari ancora oggi), come la testardaggine, la pigrizia, e soprattutto la tendenza a ritenere poco importante qualcosa che non riesca bene subito, vengo assalito dal desiderio di correggerlo.

Vorrei che mio figlio potesse vivere una vita più piena fin dalla sua infanzia, senza che si perda nulla solo perché fare una certa esperienza può costargli un po’ di fatica in più. Sarebbe stato utile anche a me, da bambino, essere spinto a superare più spesso questo limite.

Da quando mi sono sposato, ho cercato di dare a chi vive con me quello che non ho avuto: una vita regolare, con dei ritmi magari intensi, ma ben scanditi, con una separazione netta fra lavoro e privato.
Una vita che non comportasse per Si bemolle sacrifici aggiuntivi rispetto al già gravoso impegno di gestire casa e lavoro prima, casa e famiglia poi, per “corrermi dietro”. E, per i bambini, il disagio di un padre dalla presenza rara, irregolare e magari distratto. Fino ad ora penso di esserci riuscito.

Quello su cui non avevo mai riflettuto bene è quanto sia importante e difficile provare a non dare qualcosa ai miei figli. E non mi riferisco ai famosi “no”, tanto necessari ai bambini.
Mi riferisco a tutto ciò che posso trasmettere loro implicitamente e inconsapevolmente con i miei comportamenti: difetti, debolezze e limiti caratteriali.
Pecche che da adulto si possono gestire e tollerare, ma che, seminate in un bambino, possono svilupparsi in modo imprevedibile e magari irrecuperabile.

Dovrò lavorare ancora molto, ma sono contento di essere riuscito a trasmettere a Re il desiderio di superare i suoi piccoli limiti per raggiungere un obiettivo e di darsi una disciplina per controllare, uno per volta, gli aspetti critici del suo comportamento.

Ce l’ha fatta da solo: il suo papà al suo fianco, pronto ad aiutarlo e a sostenerlo, non poteva né avrebbe voluto sostituirsi a lui, neppure nei momenti di maggiore fatica.
E quando ci siamo guardati negli occhi dopo la pedalata finale, credo che avessimo lo stesso sorriso disegnato sul volto.

5 commenti:

  1. WOW!!!
    Bravo. E complimenti per questi pensieri autocritici e onesti. Eh, ma dove c'è una donna splendida, dietro ci deve essere per forza un marito adeguato... ;-)))

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  2. Angela, grazie. Diciamo che vedersi rispecchiati nei bambini può agevolare l'autocritica e l'onestà. Il complimento alla moglie è meritatissimo ;-D

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  3. Bellissimo il tuo post di oggi.
    L'amore con cui l'hai guidato e sorretto, la scelta di spostarsi nel box di casa per evitare imbarazzi rivelano la vostra intesa e il vostro conoscervi.
    Forse ci sarà altro lavoro da fare per migliorare,ma non sei solo. E l'essere consapevole dei proprio limiti è fondamentale per partire bene.

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  4. Grazie per aver messo nero su bianco queste riflessioni. Anch'io sempre piu' spesso vedo nel mio Grande tanti atteggiamenti che vorrei correggere (e sono proprio qualli che mal sopporto in me stessa) e mi rendo conto che, piu' che le parole, quello che i bambini assorbono è il nostro comportamento, per cui è importante, prima di correggere loro, sforzarci di migliorare noi stessi. E' anche vero, pero', che la prima cosa che voglio trasmettere loro è un sano amore verso se stessi, un sentirsi amati e accettati anche nei loro limiti. E' un equilibrio difficile, e scopro a volte che, oltre che di pazienza, occorre anche armarsi di molta autoironia :)!

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  5. Renata: grazie. La consapevolezza dei limiti ci aiuta ad affrontare gli ostacoli un passo alla volta, e spesso ci aiuta a superarli. E' stato bello vedere Re riuscirci.

    Laura: grazie anche a te. Essere padre si sta rivelando una grande occasione educativa per me prima di tutto. L'autoironia, poi, fa sempre bene, è una dote che mi piacerebbe passare a Re.

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Online dal 10 aprile 2009