martedì 27 marzo 2012

Uno-due

Il primo G. è mancato circa un mese fa. Un uomo giovane, allegro e disponibile, con tanti amici e interessi e una vita, anche professionale, fatta di relazioni con gli altri. Un malore improvviso se l’è portato via. Uno shock tremendo per tutti quelli che lo hanno conosciuto e apprezzato.  Di lui conserverò il ricordo di momenti piacevoli passati insieme suonando, e della volta in cui, con un sorriso aperto da bambino felice di mostrare un bel giocattolo nuovo a un amico, mi ha fatto ascoltare l’”arpa potentissima” del suo Korg O-1. E ricorderò la frase celebre “quelli che dicono di suonare per se stessi, è perché non sono capaci”. Infatti, forte della sua esperienza di qualche anno in più e di un gruppo rodato, molto tempo fa mi ha aiutato a muovere i primi passi per suonare in pubblico, per divertimento, insieme ad altre persone, e ad arrangiare un pezzo. In cambio, per così dire, io gli ho spiegato come suonare qualche canzone con la chitarra e gli ho passato qualche idea più “classica” per i riff di piano con la tastiera.
L’altro G. è mancato pochi giorni fa. Abbiamo lavorato insieme, bene, per qualche anno. Anzi, direi che le cose migliori che ho fatto occupandomi di Italia e non di estero le ho fatte con G., come me, molto appassionato del nostro lavoro e desideroso di provare a svolgerlo al meglio. Se l’è portato via una malattia di quelle che, crudeli, colpiscono i giovani e ben presto purtroppo sai quale potrà  essere la fine della storia, nonostante tutte le energie – e G. ne ha messe in campo parecchie – per cercare di evitarla.
Non si trovano mai le parole e i modi giusti per commentare situazioni di questo tipo. È sempre un grande dolore perdere due uomini così giovani, entusiasti della vita, con il gusto di condividere le loro giornate e le loro capacità con gli altri, e con il giusto equilibrio che viene dall’avere principi sani senza essere bigotti o ipocriti e dall’avere voglia di divertirsi senza essere eccessivi. E comunque, anche quando razionalmente dovremmo essere pronti alla perdita di una persona cara, il momento di lasciarla non arriva mai troppo tardi.
Forse il fatto di essere stato amico di entrambi senza avere un legame troppo stretto mi ha permesso di assorbire questo uno-due micidiale con grande fatica, ma tutto sommato limitando i danni dal punto di vista emotivo. O forse (e a me piace pensarlo) la sensazione di avere percorso un tratto di strada insieme a persone che hanno provato a vivere in modo pieno, positivo e generoso è una sorta di lascito spontaneo e inconsapevole, un seme gettato da queste persone, che rimane dentro a coloro che li hanno conosciuti e apprezzati, da portare con sé e trasmettere, più forte del dispiacere di questo distacco illogico e prematuro.
Ciao G., ciao G. E grazie per quello che abbiamo fatto insieme.

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Online dal 10 aprile 2009