domenica 11 novembre 2012

Scusi, si deve decidere

Oggi, alla Games Week per accompagnare Si bemolle a un impegno per il progetto a cui sta lavorando e fare il papà permettendo ai bambini di provare il Wonderbook e gli altri videogiochi senza che si perdessero nella bolgia di giovani (e tanti adulti) che affollava la Fiera, mi sono fatto vari giri per i diversi stand.

Playstation, Nintendo, Xbox, avventure di fantasia, giochi di movimento, di strategia e di ruolo: tante attrazioni irresistibili per bambini fra i 7 e i 10 anni, i miei Re e Sol più due amichetti. Già troppo grandi per avere uno spazio riservato, come Mi, ma ancora troppo piccoli per provare molti giochi, come i simulatori di guida più belli.

E poi uno dei traguardi più ambiti… il calcio con Fifa 13. Dopo una lunga, ma veramente lunga attesa, Re e il suo amico T. hanno finalmente impugnato i telecomandi, in mezzo a adolescenti e giovani sbuffanti per dover concedere 15 minuti di gioco a due piccoletti.

L’amore per il calcio non era l’unico elemento di attrazione per i più grandi.
La presenza di due avvenenti standiste che, abbigliate solo dell’intimo, si sono sottoposte a un body painting della maglia dell’Inter e di una maglia tutta rossa, che poi è diventata quella del Milan, non è passata inosservata. Infatti due folti gruppi di giovani in piena tempesta ormonale si sono accodati per farsi scattare foto in quella dolce compagnia da esibire ai compagni di scuola (e per qualcuno ai colleghi di lavoro).

Ora, provate a mettervi nei panni di un trentanovenne che ha passato la giornata a seguire tre bambini, in costante tensione per non perderne nessuno nella folla ed esposto per ore a un tunz-tunz incessante di musica sparata a volume così alto da far vibrare i pavimenti degli stand. Appena i bambini si sono seduti a giocare, mi sono fermato, sui due piedi, alle spalle del loro schermo, con il flusso di giovani che mi scivolava a destra e a sinistra.

A un certo punto, mi si accosta un giovane: statura medio-alta, barba incolta, un po’ di pancia, piercing. Esita un momento e mi dice: “Scusi, sa… si dovrebbe decidere: o fa la fila per la ragazza a sinistra o per quella di destra!”
Rintronato dal rumore e incredulo per essere stato preso per un vecchio allupato, credo di averlo guardato esprimendo un appena percettibile fastidio e, nonostante la mia mente sia stata fulmineamente attraversata da pensieri del tipo “ma renditi conto…”, la risposta che gli ho dato è stata un sarcastico “veramente sono qui per loro due”, indicandogli i bambini seduti sul divanetto a giocare.
Ovviamente il giovanotto non ha colto la sottilissima ironia del mio tono e si è limitato a un sollevato: “ah, be’, allora posso passare io, grazie”.

La settimana prossima, a G come giocare, starò più attento a dove mi parcheggio, vecchio relitto umano che non coglie le cose interessanti della vita.

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Online dal 10 aprile 2009