sabato 19 marzo 2011

Festa del papà (Purple Haze)

La festa del papà è vedere gli occhi di Re nello specchietto retrovisore quando insieme andate a tagliare i capelli, è guardare Sol che ti sorride al sole, capelli al vento, mentre fa i suoi primi giri in bicicletta, è lo sguardo ammiccante di Mi dietro un bicchiere o una tazza, a tavola. È ricevere disegni e biglietti affettuosi, inviti a giocare e a fare cose insieme. È guardare su Youtube la sigla della Casa di Topolino e Jimi Hendrix che suona Purple Haze.
La festa del papà è anche la fatica quotidiana di essere severo, di dire tanti no, di minacciare castighi e di darli, di alzare la voce quando serve e trovare l’idea giusta per farti sentire sopra le urla, di fare lunghi discorsi che già sai che dovrai ripetere un milione di volte a figlio per provare a spiegare come secondo te si sta al mondo, di rispondere a qualunque domanda in ogni momento, di avere mal di schiena per giorni per insegnare ai bambini ad andare in bicicletta, di riordinare le camere e fare le docce. Una fatica fisica, mentale e psicologica, alla faccia delle banalità che si leggono sui padri che non hanno la forza né la voglia di fare i padri, che però non è che l’altra faccia di una medaglia che porta la soddisfazione e la gioia di un abbraccio, una coccola, un sorriso: la sequenza di momenti belli e meno belli che è la vita.
La festa del papà e la fatica del papà sono dappertutto, inebrianti e totalizzanti. Sono tutti i giorni, nell’andare a scuola, nel rincasare dal lavoro, nella sorpresa di una corsa sui marciapiedi e nel giardino di casa, quando cadono le prime gocciolone di un potente temporale e l’odore tipico della pioggia di Milano, dell’asfalto asciutto che comincia a bagnarsi, ti sale nel naso e lo fai notare a due maschi incappucciati che non ci avevano mai fatto caso, piccoli Marcovaldo quasi increduli perché per una volta sei stato tu a dirgli di correre.

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Online dal 10 aprile 2009