lunedì 28 settembre 2009

Musica, Maestro!

Il momento tanto atteso è arrivato.

Il gioco è cominciato una decina di giorni fa, quando Re e Sol, incuriositi dai segni sulle pagine dei libri tenuti sul piano, mi hanno chiesto informazioni sulla durata delle note musicali, e gliele ho disegnate tutte su un foglietto di carta, puntualmente strappato dalla sorellina.

Poi sono andato a cercare qualche spartito di pezzi facili per bambini, anche a quattro mani: la tecnologia dei pianoforti digitali ci viene in aiuto e ci fa divertire.

Nei giorni seguenti, Sol ha più volte chiesto di poter suonare insieme. Gli piace.
È emozionante aiutare le sue piccole mani a premere i tasti giusti mentre con la sua voce intonata canta le note.
Intenerisce quando difende le registrazioni che gli servono per suonare con il papà dagli attacchi, più o meno volontari, dei fratelli che mettono le mani sul pulsante Rec, cancellando tutto.

La piccola Mi va e viene dal pianoforte, lo apre, si arrampica sul panchetto e preme qualsiasi tasto attiri la sua attenzione. Non ha ancora imparato ad accenderlo e spegnerlo, ma credo sia questione di tempo. Sembra che la musica le piaccia.

Re per adesso rimane in disparte, ma si prende sempre i suoi tempi. Simula un certo distacco, ma poi prova a suonare quando i fratellini non lo vedono. Dice che forse la chitarra gli piacerebbe di più, ma non si sente ancora di provare, che quando avrà più voglia mi chiederà di insegnargli. Vedremo.

Ho tenuto fede al mio impegno di non forzare i miei figli a suonare uno strumento se non ne avessero avuto voglia, e intendo continuare così.
Ma anche se non ci fosse un seguito, questi fugaci Impromptu pianistici sono stati una vera gioia.

venerdì 11 settembre 2009

Buona politica e grandi uomini politici

Esistono ancora.
Noi non ci siamo più abituati, ma nonostante la costante esposizione ad un teatrino scadente, non mi sono ancora assuefatto e sono stato in grado di riconoscerli alla prima occasione.

Mercoledì sera (ora americana), il presidente Barack Obama ha tenuto al Congresso e in diretta televisiva in prime time un discorso sul suo progetto di riforma sanitaria.

Non sono un analista politico, né un critico letterario, però qualcosa la vorrei dire.

In meno di 45 minuti, Obama è riuscito a coinvolgere i parlamentari (e, credo, il pubblico a casa) con un discorso chiaro, diretto, incisivo, concreto, motivante. Che ha ottenuto in molti passaggi applausi e approvazione bipartisan e credo gli abbia fatto riguadagnare parte della popolarità che aveva perso di recente, proprio a causa della riforma in questione.

È stato capace di usare al meglio tutti gli strumenti retorici senza ricorrere a orpelli inutili né ad aneddoti sentimentali (solo un paio di minuti è stato dedicato ad una testimonianza commovente).

È stato capace di tracciare di nuovo le linee guida della sua azione in materia sanitaria, senza perdersi in tecnicismi difficilmente comprensibili o che rischiassero di legargli le mani in futuro. Linee coerentemente già espresse in campagna elettorale, che gli sono valse l’elezione.

È stato capace di mostrare chiaramente la sua idea di giusto e sbagliato in materia di utilizzo dei denari pubblici, tema scottante, muovendo critiche senza gettare la croce addosso a nessuno con malizia e malafede, nemmeno parlando di una lunga e costosa guerra finanziata a debito.

Quello dell'altra sera mi è parso il discorso con contenuti anche concreti più accorato da quando Obama si è insediato alla Casa Bianca. Per quanto mi riguarda, è forse il discorso migliore che abbia ascoltato da un politico vivente.

Spero che la riforma sanitaria di Obama abbia successo e che lui possa realizzare i suoi progetti. Saranno utili agli Stati Uniti e al resto del mondo.

La strada è in salita, ma avere un Presidente che ci mette la faccia (nel modo giusto) e si gioca un enorme patrimonio politico su temi così delicati e così rapidamente è un ottimo viatico per un Paese.

Sono contento di aver voluto e potuto assistere allo spettacolo.


Per chi fosse interessato, seguono i link al testo del discorso e alle riprese televisive (in Inglese).


lunedì 7 settembre 2009

Tutto 2.0

Sono blogger da poco e non sono una mamma. Come credenziale posso tuttavia vantare una moglie mamma blogger, che mi ha coinvolto in questa esperienza e con cui spesso mi trovo ad analizzare le implicazioni e la portata del fenomeno.
Non amo le etichette, in generale, quindi fatico a considerarmi un daddy-blogger. Sono un uomo, che condivide con lo strumento del blog alcuni pensieri, a volte sulla paternità, a volte su altri argomenti, e che apprezza la possibilità di discutere alla pari e in modo disinteressato con altre persone.

La querelle sulle mamme 2.0 ha suscitato in me più di una perplessità, perché fatico a mettere a fuoco i reali termini della questione.

Sono molto colpito dal dilagare del suffisso 2.0, ormai secondo me abusato.
Dopo la realtà virtuale, quasi qualunque esperienza del mondo fisico è stata arricchita di una parte digitale interattiva e self-generated.
Ciò può dare a molti l’illusione del controllo, ma temo non sia così.

Spesso il controllo è nelle mani di qualcun altro, che non sempre ce lo dice esplicitamente.
Un esempio: i commenti ai libri che leggo su amazon.com sono utili guide nella scelta delle letture e, statisticamente, disinteressati.
Ma se fossero gli editori a invitare gruppi di lettori potenzialmente influenti con il loro passaparola a commentare i libri sul web, la cosa potrebbe risultare un po’ sospetta. O no?

Se l’interattività dev’essere fornire idee, contenuti e massa critica a qualcuno che le sfrutti a fini propri con il pretesto di scoprire l’acqua calda (come lo scambio di vestitini e le “amicizie” via Internet) o di fornire “visibilità” solo perché ha un nome o un marchio popolari, capaci di attrarre la gente, non sono sicuro che sia positiva.
Si tratta del vecchio principio della televisione commerciale: aggrego un pubblico numeroso e lo vendo al migliore offerente, per vari scopi.

In un simile contesto, i benefici non ricadrebbero su tutti, ma solo sui pochi attori che presidiano gli snodi critici della catena (della comunicazione? Del valore?).

Ho un’idea diversa dell’interazione non commerciale e non propagandistica su Internet.
Mi aspetterei come minimo di essere informato su quali siano gli scopi per cui le idee e i contenuti generati e postati possono essere utilizzati, e da chi.
Infatti i contenuti, benché condivisibili, rimangono proprietà di chi li genera, che non dovrebbe essere espropriato dei diritti di sfruttamento economico, intellettuale e di immagine delle proprie idee. Non a caso su questi temi, mascherati in vario modo, il dibattito si infiamma.

La popolarità di Beppe Grillo sul web è enorme, ma anche le mamme blogger hanno attirato grande attenzione mediatica. Non è così scontato che siano le seconde nel loro complesso a beneficiare della visibilità del primo, anzi.
E non credo sia solo un problema di copyright sul nome di mamme 2.0.

Se vi fosse qualche iniziativa imprenditoriale a carattere informativo o di servizio per le mamme, Grillo potrebbe farle indirettamente pubblicità, ma questo non significa che sarebbe necessariamente l’intero mondo delle mamme blogger a beneficiarne, bensì, primariamente, solo chi gestisse una simile attività.
Intendiamoci: sono un accanito sostenitore delle iniziative imprenditoriali e di un capitalismo corretto e responsabile, quindi non trovo nulla di sbagliato nel guadagnare grazie a Internet. Al contrario, queste cose mi interessano moltissimo. Magari si riuscisse a usare la rete per ottenere prodotti e servizi migliori e innovativi rispetto a quelli del mondo reale e del web 1.0!
Solo, stante il fair play che di solito vige fra blogger, se questo fosse il caso, sarebbe opportuno saperlo.

Sui blog si può scrivere quello che si vuole. Ci si può anche lavorare. Basta che sia tutto spiegato chiaramente. Non vorrei trovarmi a pensare di scambiare idee con una persona e poi scoprire che sto regalando idee di marketing o sviluppo ad una azienda, o che mi sto prestando ad una pubblicità occulta.

Mi piacerebbe, invece, pensare che gli utilizzatori del web potessero relazionarsi con gli attori economici, giustamente orientati al profitto, in maniera costruttiva ma critica, magari orientando le scelte dei prodotti e servizi da realizzare e i modi in cui realizzarli, ed esplicitando eventuali conflitti di interesse.

Sarà l’italico vizio del sospetto, ma alcune situazioni mi lasciano alquanto perplesso. E l’uscita di Grillo, che pure ha condotto alcune battaglie apprezzabili e condivisibili, accresce i miei dubbi.

venerdì 4 settembre 2009

Miglia! Miglia! (C’è sempre una prima volta)

Sarà capitato anche a voi?

In anni di onorata carriera e regolari viaggi all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, ho accumulato un discreto gruzzoletto di miglia premio.

Negli ultimi due anni, con una certa soddisfazione da parte mia, le missioni all’estero si sono diradate, consentendomi di non volare nell’ultimo anno. Ma il mio tesoretto di miglia sarebbe dovuto rimanere vivo e vegeto fino a fine 2010.

Siccome però le cose non sono mai semplici come sembrano, a causa delle difficoltà delle aviolinee americane che falliscono, rinascono e si fondono tra loro, ho scoperto a fine agosto che le mie miglia, se inutilizzate, sarebbero scadute a fine settembre 2009. Così, per la prima volta, mi sono deciso a usarle.

Poco male, ho pensato: con due cognati dall’altra parte del mondo, quale migliore utilizzo delle miglia che regalare loro un biglietto aereo per la prossima vacanza?

Grave errore. Sì, perché provare a prenotare biglietti premio per due persone si è rivelato un compito arduo, che ha richiesto molto tempo, perseveranza e fitte comunicazioni via telefono, email e Skype, e ha messo a dura prova la mia pazienza.

Ora, io capisco che i biglietti premio siano un costo per la compagnia aerea e che quindi questa cerchi di renderne l’utilizzo il più complicato possibile, ma c’è un limite a tutto.
Tariffe e disponibilità di posti che cambiano praticamente in tempo reale, sottraendoti il posto da sotto il sedere in un clic, malfunzionamenti del sito, combinazioni di voli che ti obbligano a passare da Amsterdam, Parigi o Londra per raggiungere, ad esempio, Berlino da Milano.

E costi. Sì, perché ci sono da pagare tasse e balzelli ogni volta che si transita da un aeroporto, e quanto più l’itinerario è tortuoso, tanto maggiori sono le spese. Alla fine, spostarsi in Europa con un biglietto premio può costare quasi il doppio di un onesto volo low cost “di marca”.

Ma non solo. Una volta effettuata, dopo varie peripezie, la fatidica prenotazione, sono andato a controllare con il fiato sospeso la sezione del sito relativa a tutti i costi nascosti, che possono fioccare per chi prenoti il biglietto per telefono (con numero verde), oppure debba farlo riemettere perché lo ha perso o perché deve spostare il volo. O, ancora, perché si appoggia ad una compagnia partner per la gestione della pratica (fatto curioso, questo, in epoca di avio-alleanze sempre più ampie).

Mi domando: ma non farebbero una figura migliore a chiedere semplicemente più miglia per un volo, invece di provare a raggranellare soldi qua e là?

Insomma, prenotare un biglietto premio si è rivelato un percorso accidentato da cui, forse, sto uscendo con la soddisfazione di fare un piacere ai miei cognati e la possibilità di estendere la vita utile delle miglia residue di almeno un altro anno (sulla carta più a lungo, ma meglio andarci cauti). Ne varrà la pena?

mercoledì 2 settembre 2009

Dieci cose di me


Condizioni di questo premio sono: raccontate ai vostri lettori 10 cose che si sappiano o meno di voi ma che sono vere. Indicate 10 persone che hanno diritto al premio e siate sicuri di far loro sapere che sono stati contrassegnati (un breve commento sul loro blog andrà bene). Non dimenticate di collegarvi di nuovo al blogger che vi ha premiato.

Ricevo questo premio da Mamma in 3D/Si bemolle. Lo giro, simbolicamente perché credo siano già stati premiati, a chi ha corrisposto con me in questo periodo e mi ha offerto accoglienza, dialogo, stimoli che mi hanno incoraggiato a proseguire con piacere su una strada di comunicazione sincera e di aperto scambio di idee. Grazie.

Renata, Laura.ddd, Desian, Extramamma, Marilde, Flavia, Angela C2, PaolaFrancy, Mammamsterdam.

E per non smentire il tema del blog, ad ogni aspetto lego una “colonna sonora”.

1. Goloso. Sono goloso di cibi (dolce o salato, vanno entrambi bene), di libri, di musica e di coccole dei miei bambini. Ogni tanto un piccolo vizio ci vuole. E mi lascio cullare da James Taylor: “Sweet Baby James”.

2. Curioso. Mi piace scoprire cose nuove. Ho viaggiato, studiato, fatto esperienze e tante ancora spero di farne. Ma soprattutto desidero scoprire le belle cose ancora nascoste in ciò che ho già, con chi mi sta accanto. Guccini: “Vorrei” e “Tango per due”.

3. Tranquillo (e un po’ pigro). In un mondo che impone di correre e faticare, mi piace prendermi qualche momento per godermi quello che ho. James Taylor: “Secret o’ life”.

4. Non amo essere etichettato dal punto di vista dei comportamenti, delle idee, degli orientamenti né apprezzo molto chi si autoassegna un’etichetta. Mi piacciono la buona fede, le persone libere e intellettualmente oneste: nessuna idea o parte politica a cui aderire può detenere il monopolio del bene e del giusto. Sting: “Russians”.

5. Costruttivo. Mal sopporto le lamentele e le critiche sterili. Per quanto mi riguarda, anche se non sempre ci riesco, provo ad accoppiare ad ogni critica una proposta di miglioramento. Guccini: “Le piogge d’aprile” , “Canzone delle domande consuete.

6. Ironico. Non sopporto chi si prende troppo sul serio e non sa ridere. Cerco sempre di scherzare, sdrammatizzare le situazioni, se possibile: mi piace l’ironia, su me stesso in primo luogo. È anche uno strumento per andare più in profondità delle cose di quanto molti credano. Guccini: “Via Paolo Fabbri 43”.

7. Rigoroso. Mi piace lavorare sodo, impegnarmi, avere la sensazione di fare qualcosa di costruttivo, per me e per gli altri, di passare qualche messaggio che valga la pena ascoltare. Sting: “Fragile” , James Taylor: “Only a dream in Rio”.

8. Affettuoso. Non ho paura di mostrare i miei sentimenti alle persone che conosco bene e a cui voglio bene. James Taylor: “Shower the people”.

9. Ambizioso. L’umiltà per riconoscere i miei limiti è necessaria, ma se devo scegliermi un modello per provare a lasciare un segno nel mio piccolo mondo, meglio “volare alto”. Esempio: ecco la ragione per cui ho messo le mani su una chitarra. Sting: “Message in a bottle” .

10. Fortunato. Dopo anni di alterne fortune, ho trovato una donna eccezionale con cui costruire una vita che mi rende molto felice. James Taylor: “Something in the way she moves” e Guccini: “Scirocco”.

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Online dal 10 aprile 2009