Il mondo di oggi ci offre enormi opportunità. Siamo ricchi, ben nutriti, culturalmente e tecnologicamente evoluti. Ma ci pone anche grandi dilemmi etici, sociali, politici ed economici. Come gestire e sanare le diseguaglianze? Come dare alle nostre azioni una connotazione morale virtuosa, oltre a quella pratica di raggiungere un determinato scopo? Come agire nel mondo, sfruttandone le potenzialità, ma senza abusare delle sue risorse naturali e umane? Come dare un senso alla nostra vita non solo a livello di microcosmo individuale, ma anche a livello collettivo, politico, e come trovare modalità di decisione e rappresentanza democratiche efficaci e giuste?
Questi alcuni dei temi toccati dal filosofo Salvatore Natoli nel suo bel libro Il buon uso del mondo. Una lettura interessante e scorrevole, che di rado assume il registro forbito del testo di filosofia, e che ripropone i problemi e i dubbi che quotidianamente dobbiamo superare nel prendere le decisioni grandi e piccole della vita accostando ad essi le riflessioni dei grandi filosofi e pensatori del passato (incluso, con mia grande soddisfazione, Schumpeter). In effetti, cambiano le forme e le tecnologie, ma ben poco il cuore e la mente dell’uomo. Solo che, con il passare del tempo, il miglioramento degli strumenti che ci consentono di essere praticamente in ogni luogo del globo in ogni momento ha reso la posta in gioco più alta: l’impatto di una decisione sbagliata o meno che ottima del nostro sistema politico, o di produzione e consumo, può ripercuotersi su un gran numero di individui, in molte parti del mondo.
Ragione, responsabilità, rispetto, comunità, virtù, altruismo sono parole che mantengono una drammatica attualità e Natoli fa molto bene a calarle come tema intellettuale ed etico nel contesto della quotidianità.
Lo scadimento della nostra vita pubblica è ben riassunto da Schumpeter (Capitalismo, socialismo e democrazia, riportato da Natoli, pag. 227): “… basta osservare l’atteggiamento diverso che l’avvocato prende verso la causa che è chiamato a difendere e verso le affermazioni di fatto di un giornale politico. Nel primo caso egli si è preparato, attraverso un lungo lavoro ispirato a un fine preciso e stimolato dall’interesse per la professione, a valutare l’importanza dei fatti e, sotto uno stimolo altrettanto potente, concentra nel contenuto della causa le sue capacità, la sua intelligenza, la sua volontà. Nel secondo, non si è preoccupato di “qualificarsi”; non sente lo stimolo di assimilare i dati informativi o di applicarvi quei principi di critica di cui pur conosce tanto bene il modo di servirsi; è insofferente dei ragionamenti lunghi e complicati”. Ma Natoli nel suo libro ci conforta perché per ogni questione spinosa ci mostra che i buoni esempi e le buone idee esistono già: basta applicarli.
Mi piace ricordare questa lettura estiva, di teoria e di sostanza, in una giornata in cui a Milano si celebra la Vogue Fashion Night Out, un importantissimo uomo politico afferma che l’avvocato Ambrosoli “se l’andava cercando” e in un periodo in cui il sistema dell’istruzione pubblica viene demolito a pezzi sempre più grandi.
L'aspettavo..grazie!
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