Lo diceva benissimo Giorgio Gaber: “è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra. Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”.
È normale che, quando le cose non vanno bene, i governi in carica nei vari Paesi vengano sostituiti e finiscano sotto pressione, ed è normale che, quando le condizioni di vita divengono più difficili, la gente diventi più chiusa ed egoista: purtroppo anche questo fa parte della natura umana. Così in Europa abbiamo assistito ad un ritorno al potere di forze politiche di destra, spesso liberali solo in apparenza, populiste e xenofobe, che hanno dimenticato per strada gli aspetti migliori del valorizzare le individualità, l’efficienza, l’iniziativa privata. E siccome filo spinato, panem et circenses e una certa leggerezza fiscale per costruire il consenso costano, tipicamente tocca alle forze politiche di sinistra, che dovrebbero avere una propensione maggiore ad utilizzare la spesa pubblica come leva politica, ad implementare politiche inclusive e di sussidiarietà per ridurre le diseguaglianze eccessive, ovviamente costose, rimettere in sesto finanze pubbliche squassate. Questo grafico dell’Economist, però, è impressionante.
Ci dice che in Europa, dove dovremmo conoscere bene i rischi dell’estremismo politico, di destra come di sinistra, sono stati sprecati oltre 50 anni di pace, espansione economica e sociale senza capire che alcune politiche considerate più tipicamente di sinistra non sono un lusso, uno sfizio costoso, ma che dovrebbero essere obiettivi “universali” e trasversali della politica, di cui tutti i cittadini, anche di destra, dovrebbero appropriarsi. Sarebbe stato nell’interesse di tutti. Non mi sorprende il fatto che le condizioni economiche abbiano un peso determinante nelle scelte politiche. Ma che noi Europei, Italiani compresi, non siamo stati capaci di capire che valga la pena investire sull’integrazione, la cultura, l’aggregazione, la riduzione delle diseguaglianze, è una sconfitta per tutti e non fa che rendere più complessa la soluzione dei gravi problemi che abbiamo di fronte. Piazza Duomo arancione a Milano è un ricordo recente, ancora entusiasmante, di una partecipazione politica vasta, esigente. La crescente assenza di un ricambio politico in Europa negli ultimi anni riflette una drammatica assenza di domanda di cambiamento, o di domande in generale. Forse perché non sempre abbiamo le idee chiare su cosa vogliamo.
Nessun commento:
Posta un commento