Gli occhi dei miei bambini sono i miei specchi sul mondo. Occhi grandi, verdi o scuri, occhi ingenui o maliziosi, aperti o diffidenti, allegri o tristi, umidi di riso o di pianto, sereni o rabbiosi. Occhi che qualche volta indicano di non avere bisogno del papà, ma che più spesso interrogano, cercano, parlano, attraggono.
Sono specchi di un mondo che cambia, della vita che scorre, delle soddisfazioni e delle delusioni, dei problemi e delle soluzioni, dell’armonia e dei litigi. Gli occhi di chi impara a studiare, a scrivere, a raccontare, a giocare, a vivere, sono uno specchio sempre pulito, lucido, scintillante, fortunatamente non ancora reso opaco dagli anni.
Il mondo che cambia si riflette anche negli occhi neri di Sol di sei anni, che guarda il mappamondo per cercare un Paese lontano, sentire da una voce elettronica quante ore di volo occorrano per raggiungerlo, contare quanti anni un compagno di classe e di giochi vivrà in quel Paese perché il suo papà si trasferirà per lavoro, sperando in un rientro a Milano che potrebbe essere rimandato ben più a lungo. Quando andavo io alle elementari, il trasferimento più lontano della famiglia di un mio amico fu in Campania. Il rovescio della medaglia di una globalizzazione dai percorsi low cost, in cui le distanze in apparenza si accorciano, è che i legami sono sempre più a rischio: non c’è solo la concorrenza cinese che entra di forza nei distretti industriali italiani e li polverizza, ci sono anche i globetrotters che si spostano alla bisogna, da un continente all’altro o pendolari da 300 km al giorno in auto, spesso costretti a viaggiare emotivamente leggeri.
Non siamo tutti uguali: il bagaglio di affetti che dà al mio cuore il suo giusto peso diventerebbe una zavorra pesantissima da spostare, se certe scelte di vita toccassero a me.
Su questi temi, Re e Sol non hanno ancora cominciato a riflettere davvero, ma le espressioni dei loro visi quando si parla di queste cose mostrano lo smarrimento di chi capisce che siano questioni importanti, senza riuscire a coglierne la reale portata. Aiutarli a camminare attraverso un mondo complicato, cercando di non condizionarli troppo, ma senza essere reticente sulle mie idee e i miei sentimenti, se vorranno conoscerli, sarà una sfida impegnativa per il futuro.
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