domenica 14 febbraio 2010

A mind in New York

Pensavo di scrivere un post leggero sulle mie 52 ore trascorse intensamente a New York fra tanti interessanti incontri di lavoro, qualche momento di doveroso e piacevole shopping e poche ore di sonno.

Invece mi ritrovo a parafrasare Simon & Garfunkel e constatare amaramente la differenza di organizzazione fra Italia e USA.

Sì, perché le mie 52 ore sul suolo della Grande Mela hanno compreso la porzione newyorkese dello Snowmageddon (o più simpaticamente Snowzilla) che per giorni ha afflitto il nord est americano.
Si è trattato della nevicata più abbondante di sempre, che ha letteralmente messo in ginocchio alcuni Stati, privando le abitazioni di elettricità, acqua e linee telefoniche, e interrompendo a lungo i collegamenti via terra e aria. Ancora oggi ci si pone il problema di come smaltire i cumuli di neve alti metri.

A New York sono caduti una trentina di centimetri in poche ore, quindi non una quantità enorme. Abbastanza, però, da poter creare disagi seri a una metropoli così attiva e da impedirmi i rapidi spostamenti previsti nello stato vicino, in cui le nevicate sono state più abbondanti.

Niente paura: le autorità cittadine avevano pianificato e annunciato con congruo anticipo la chiusura delle scuole nel giorno della nevicata, avevano sollecitato le aziende a far utilizzare ai dipendenti il telelavoro (una vera manna dal cielo, magari lo avessimo anche noi!), in modo da agevolare concretamente le famiglie, e avevano cominciato a spargere sale per le strade dalla sera prima, predisponendo per tempo i mezzi spalaneve nei punti strategici.
Infine, hanno suggerito alla popolazione di affidarsi al trasporto pubblico, lasciando le auto private parcheggiate a casa.

Indovinate un po’? La gente ha seguito il consiglio, con il risultato che, nonostante una nevicata potente, consegne, mezzi pubblici e taxi circolavano quasi normalmente. Insomma, a Manhattan business as usual, anche sotto la neve. Le persone hanno camminato per strade e marciapiedi in condizioni più che accettabili, solo meno velocemente del solito.

Le uniche complicazioni per il mio lavoro sono state i frenetici cambiamenti di agenda, e non ho potuto evitare un impietoso confronto con le nevicate prenatalizie di Milano. Quanta differenza fa una buona dose di organizzazione e senso civico!
Inutile dire in quale prevedibile imbarazzo mi sia trovato quando ho dovuto raccontare che in Italia con dieci centimetri di neve si paralizza tutto e che, piuttosto che lasciare la macchina ferma, la gente preferisce fare, e imporre agli altri, ore fermi in coda, generando solo nervosismo, inquinamento e inefficienza.

Così mi pare giusto chiudere con i versi di “A heart in New York”:
New York, you got money on your mind
and my words won't make a dime's worth a difference,
so here's to you, New York.
E ammettere che, come molti bei posti in Italia, Central Park imbiancato dalla neve ha un certo fascino.





4 commenti:

  1. Strano, qui in Italia invece la Protezione Civile S.p.a. diventa un potente smistatore di appalti agli amici senza bandi di gara. Milano o qualsiasi altra città può soccombere sotto qualche cm di neve ma milioni di euro da spartirsi tra sodali non mancano mai e persino il terremoto d'Abruzzo diventa, "business as usual", motivo per mercanteggiare ed arricchirsi (e ridere sotto le lenzuola, pensando ai lauti profitti!). Insomma, saremo mica un Paese di merda, vero!? No, eh?

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  2. Ma noooooooo. E perché mai? E poi basta trovare qualche città o paese messo peggio per sentirsi a posto, no? Possiamo stare sereni! Ciao

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  3. Stamattina ho usato la macchina sui Bastioni e non c'era per niente traffico. Gulp! E che sarà mai? Non ho figli alle elementari, non è che per caso oggi le scuole erano già chiuse?
    Deduco che a scuola si vada in macchina...ma TUTTI?!

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  4. M di MS: tutti, tutti! Sembra incredibile anche a te? E so di gente che prende la macchina per fare i 200 metri scarsi che separano casa ed edicola...

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Online dal 10 aprile 2009