A tutti piace sentirsi compresi, approvati, e far parte di un gruppo. È naturale. Ciò provoca una tendenza all’omologazione, che non è di per sé una bella cosa, ma la cui ragione d’essere si può capire facilmente.
È da molto che circola l’idea che il consenso dia una forza straordinaria a chi ne gode. Politici che sostengono di poter fare tutto ciò che vogliono, senza reali dibattiti, perché hanno la maggioranza, e fin qui niente di strano, ma, soprattutto, perché hanno il consenso. Come se il fatto di rappresentare legittimamente la maggior parte degli elettori (non necessariamente della popolazione) potesse giustificare comportamenti e situazioni incompatibili con dichiarazioni, leggi, istituzioni e consuetudini civili e democratiche.
Ma non solo. L’atteggiamento, purtroppo sempre più diffuso, di approvazione verso la furbizia, la ricerca della scorciatoia, dell’espediente per prevaricare, imbrogliare, avvantaggiarsi o sottrarsi agli obblighi basilari della convivenza civile (a cominciare dall’educazione dei figli o dal pagamento delle tasse) sta minando dalle fondamenta la nostra società.
Al grido di “così fan tutti”, siamo sempre più intossicati, assuefatti e pronti a giustificare qualsiasi cosa, dal posteggio in doppia fila, allo sfruttamento del lavoro nero, all’evasione fiscale, alla protezione di figli che non studiano, si comportano male e addirittura commettono crimini. Tanto, c’è l’approvazione della moltitudine che sarebbe pronta a fare lo stesso, a sostenerci.
La Costituzione e l’etica “materiali” che prendono il posto di quelle vere stanno introducendo nel nostro paese una legge del più forte che indebolisce tutti, tranne pochi.
Io credo sinceramente che, a costo di sembrare degli stupidi, i genitori abbiano un compito difficilissimo da affrontare: quello di spiegare ai propri figli che i modelli che vengono loro proposti e che sembrano vincenti sono modelli distruttivi, di sé e della vita di chi li circonda.
E che l’unico modo per provare a costruire qualcosa di solido è impegnarsi e comportarsi bene, come minimo perché, se anche non riuscissero a comprendere altro che il proprio tornaconto, non potrebbero sempre contare su facilitazioni, esenzioni, protezioni e immunità.
Proprio non mi riesce di capire come mai alcuni genitori trasmettano ai figli un messaggio negativo e diseducativo, di totale deresponsabilizzazione, che alla fine si riassume in “non importa che cosa combini volontariamente, tanto ci sarò sempre io a proteggerti e a sistemare le cose, e sarà qualcun altro a subirne le conseguenze”. E come mai la voce degli altri, che non sono d’accordo, sia così difficile da far sentire.
Dopo avere letto questo post di M di MS, Si bemolle e io ci sentiamo meno soli, a nuotare controcorrente.
Tradurre la forza del consenso in prevaricazione: è questo lo sport nazionale, dei politici e anche, nel loro piccolo, dei singoli "cittadini" che preferiscono la furbizia personale alla convivenza rispettosa. Ci spetta un duro mestiere, come genitori e cittadini, ma non dobbiamo arrenderci a farlo soltanto nel chiuso delle nostre case!
RispondiEliminaIl messaggio che vorrei passare io è "non importa che cosa farai, io ti vorrò sempre bene, ma, se la responsabilità è tua, dovrai pagare". Detto questo, non so come si possa trovare la forza di volere ancora bene a un figlio che stupra una donna o brucia un poveretto.
RispondiEliminaUn saluto
Chiara
Ciao Impromptu e grazie della citazione.
RispondiEliminaIl vero motivo per cui mi sento triste quando penso alla fatica di genitori che ci aspetta ogni giorno è che in questi adulti di riferimento io vedo "sincerità". Voglio dire: ci credono. Per se stessi trovano già scorciatoie, furbizie, relativismi, quindi non percepiscono il figlio diverso da sè, ma omogeneo. Per rispondere a Lanterna, penso a quella nonna veneta che abbracciava i nipotini 25enni in un aula di tribunale dove venivano "ingiustamente" accusati di aver seviziato e filmato un disabile "consenziente".
Vi lascio questa canzone di Frankie Hi Energy che è un gioiellino: http://www.youtube.com/watch?v=01Q946mohG4
P.S.: sto leggendo l'autobiografia aggiornata di Patrizio Peci. E' la dimostrazione che a volte il destino è qualcosa che sfugge anche ai genitori attenti.
Ciao Do, mi trovi assolutamente allineata con te e come genitore, se i miei figli facessero cose che io non potrei MAI approvare, mi sentirei un fallimento e riterrei giusta una sanzione a me, per non averli saputi EDUCARE. Ma io cerco sempre di responsabilizzarli e non giustificarli, perché bambini. Il concetto di BENE/MALE si sviluppa molto presto e il fatto che siano bambini non li può giustificare o non fare sgridare. A cominciare dalle prime piccole cose. Voce nel deserto? Molte volte si, ma non mi arrendo e non demordo mai! (neanche con i nonni, che non ho capito come mai con i nipoti si rammolliscono a livelli inconcepibili).
RispondiEliminaAngela
Tutti: vi ringrazio dei vostri commenti. Sono veramente importanti. A volte sembra di vivere in un mondo in cui i valori sono rovesciati. E tenere la barra diritta è molto faticoso, quindi la condivisione delle idee è un grande sostegno. Sono d'accordo con Desian: non bisogna lasciare queste idee chiuse nelle nostre case. Se riusciremo a portarle con noi e soprattutto a farle portare ai nostri figli all'esterno, nel mondo, senza imbarazzo, sarà un successo.
RispondiEliminaAvanti tutta, senza imbarazzo, al massimo ti sentirai dire :"Voglio cambiare genitori, siete i genitori piu' severi....ecc. ecc..
RispondiEliminaLaura.ddd: finchè te lo dicono i bambini, va bene. A volte capita che altri genitori ti facciano notare la severità. Ecco, ciò può creare qualche imbarazzo (per gli altri). Avanti tutta, sicuramente! Ciao.
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