venerdì 28 agosto 2009

Quello che rimane

Il celebre detto secondo cui sarà l’ultima cosa che avrai fatto a rimanere impressa nella memoria degli altri ha un fondo di verità.
Varie opere “incompiute” di grandi musicisti sono divenute eterne più per il fatto di non essere state concluse che per meriti propri (con la notevole eccezione di una fuga di Bach a tre temi).

Fin qui, nessun problema. Le complicazioni sorgono quando non sei un artista.

Quando, magari, hai investito anni di studio e di lavoro nello svolgimento di una professione intellettuale, che richieda un costante sforzo di aggiornamento e invenzione, la curiosità e la voglia di imparare e metterti in discussione. Allora, forse, ti piacerebbe trovare un terreno di dialogo fertile e vivace.

In molte situazioni, il fatto di avere accumulato esperienze diverse, ma utili ad un percorso professionale coerente e, magari, di successo, dovrebbe essere considerato un vantaggio, e non ignorato da chi, al momento di sfruttare le tue competenze, bada invece solo all’ultimo lavoro svolto, come se ti fossi improvvisamente dimenticato di tutto quello che hai fatto prima.

Anche il saper coltivare interessi diversi, elogiato come indice di capacità organizzativa e forza di volontà, viene sovente trascurato.

Soprattutto nei casi in cui il sapere venga parcellizzato e si richieda un certo grado di specializzazione, la capacità di combinare informazioni provenienti da ambiti diversi, di rompere gli schemi, è più preziosa del rigido ragionamento a compartimenti stagni, ma, purtroppo, non sempre è apprezzata.

Così, talvolta, puoi ritrovarti a pensare all’impegno profuso, a ciò hai provato a costruire, e osservi quello che rimane di tante energie e tanti progetti, domandandoti se stia ancora viaggiando nella direzione giusta.

E, trasferendo queste considerazioni alla mia esperienza di padre, credo che l’esortazione, che intendo dare ai miei figli, a crearsi tanti interessi, sviluppare le loro passioni, studiare il più possibile, sarà l’ennesimo messaggio un po’ inusuale, di questi tempi.

2 commenti:

  1. Condivido in pieno le tue considerazioni, anzi ti ringrazio per averle messe nero su bianco, con le tua consueta chiarezza e lucidità. Ennesimo messaggio inusuale da trasmettere, forse i nostri figli lo comprenderanno e apprezzeranno.

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  2. Laura, grazie. Speriamo che i figli comprendano e apprezzino. O almeno che capiscano l'esempio che bisogna provare a cercare la propria strada e costruire qualcosa di buono seminando e seminando, anche quando sembra di trovare pochi riscontri. A presto.

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Online dal 10 aprile 2009