domenica 17 maggio 2009

Variazioni Goldberg

Pensieri positivi in una bella domenica di maggio trascorsa con la famiglia e il fai-da-te.

Stanco delle notizie deprimenti in televisione e sui giornali, stanco delle dichiarazioni e proposte di legge che definire imbarazzanti o vergognose è poco, mi lascio trasportare dal clima finalmente primaverile e la mia mente corre al lontano giugno 1955, a New York.

Negli studi di registrazione della Columbia, 30esima strada, il 10, 14 e 16 giugno, un pianista canadese quasi ventitreenne stava per avviare la sua personale rivoluzione copernicana nel mondo della musica classica.
Glenn Gould stava incidendo le Variazioni Goldberg di Bach.

L’impressione fu tale che il debutto discografico newyorkese si trasformò, nel giro di ventiquattr’ore, in un successo planetario.
Non so se mi spiego: 24 ore nel 1955. Quando la stereofonia era una grande innovazione.
Un tam tam di radio e giornali. Niente fax, niente Internet, niente dirette satellitari. Solo la genialità di un pianista che ha fatto riscoprire al mondo intero la musica di Bach come nessuno l’aveva mai conosciuta prima.

Lo so: la passione per Glenn Gould è una mia debolezza.
Ognuno ha libri, dischi, eventi che segnano l’esistenza come pietre miliari. Per me le Variazioni Goldberg sono uno di questi.

Tutta la musica interpretata da Glenn Gould è come piace a me. Fa lavorare il cervello e arriva, al tempo stesso, dritta al cuore.

Il piacere di ascoltare le Variazioni Goldberg del 1955 è ancora maggiore di quello della seconda incisione, più matura e intimista, del 1981: non ha eguali, musicalmente parlando.

La freschezza e l’eleganza dei suoni è un po’ come lo sguardo di coloro che amiamo: lo conosciamo bene, ma ogni volta ci coglie con la guardia abbassata, ci colpisce e ci riempie di emozione e calore.

Scrivo questo post perché a volte non serve essere eroi, grandi scienziati o compiere imprese titaniche per regalare un po’ di gioia alle persone. Basta essere capaci di condividere la propria passione, senza nasconderla. Mi pare un pensiero positivo, semplice e solare, come la giornata di oggi.

È un vero peccato dover accostare al nome di Glenn Gould due date. Il pianista che si muoveva con trasporto e canticchiava mentre suonava ci avrebbe ancora dato tanto e mi ha sempre fatto pensare che davvero forse ci sia qualcosa di straordinario in molti di noi, che vale la pena di cercarlo e portarlo alla luce. E che anche i più grandi genii del nostro tempo hanno le loro debolezze, come tutti.

Credo che, schivo com’era, Glenn Gould non si sarebbe mai immaginato che la sua registrazione del primo preludio e fuga del Clavicembalo Ben Temperato di Bach sarebbe stata incisa su un disco di rame e spedita nello spazio a bordo della sonda Voyager, come “una delle più grandi conquiste dell’umanità”, da far conoscere ad eventuali altre popolazioni dello spazio interstellare.

Sto ascoltando il CD per l’ennesima volta mentre scrivo.
Come al solito, mi mette di buon umore mentre sento Si bemolle lavorare e i bambini zampettare, giocare e discutere per casa.
Mi sento bene e carico di energia per affrontare una nuova settimana, con tutti i suoi impegni.

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