martedì 10 agosto 2010

Indignazione

Le reazioni “di pancia” sono importanti: generate da ciò che vediamo, sentiamo, leggiamo, dalla comprensione di ciò che accade intorno a noi, ci danno un segnale naturale su come porci in relazione con gli altri, con il mondo. Ed è bene che, pur essendo il frutto di un processo di educazione e maturazione diverso per ognuno di noi, sgorghino nel modo più spontaneo possibile.

L’indignazione è uno di questi sentimenti. Uno fra i più profondi, perché ci dovremmo indignare di fronte a situazioni particolarmente gravi: “soprattutto per cosa che offende il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale”, ci spiega il sito treccani.it. Cioè per qualcosa che secondo noi non ha diritto di abitare il consesso civile.

Le persone che suscitano indignazione lo fanno volontariamente, nel senso che commettono scientemente azioni deprecabili, ma non desiderano certo razionalmente essere oggetto di sdegno e riprovazione. Anzi, per quanto spudorate possano essere, credo che farebbero volentieri a meno di provocare l’indignazione di chi li circonda.

Quest’estate, fra polemiche e indagini, misfatti e coperture, sospetti e inganni, insulti e violenze, indignazione è diventata una delle parole più ricorrenti. Sui giornali, in televisione, è spesso sulle labbra di qualche politico od opinionista che ci suggerisce per che cosa indignarci e per cosa no. Naturalmente, sempre per qualche malefatta dell’avversario di turno, trascurando e nascondendo le proprie, di solito non meno numerose e meritevoli di suscitare il nostro sdegno.

La novità è che si vorrebbe suscitare a comando anche l’indignazione, forse perché, inflazionando l’uso del termine e della reazione, il suo valore reale diminuisca sempre di più nel tempo.
Gente che ha perso faccia, credibilità e vergogna da tempo vorrebbe fare a suo comodo la claque dell’indignazione, alla maniera in cui, nelle sit-com anni ’80 si sentivano le risate registrate del pubblico, che così verrà anestetizzato e reso fazioso anche in questo.

Mi verrebbe da dire che l’indignazione è mia e la gestisco io. Ma le battute servono a poco, visto che la lezione degli scandali recenti di cronaca è che, purtroppo, rischiamo di ritrovarci un paese con i valori di fondo completamente ribaltati.

Allora preferisco fare un passo indietro. Guardare le cose con i miei occhi. Pensare con la mia testa, cercando il dialogo e il confronto con gli altri, ma rifiutando sempre più fortemente di aderire acriticamente e in profondità a qualsiasi ideologia, struttura o visione del mondo, pur di riuscire a mantenere un minimo di integrità e di coerenza con i valori che, negli anni, posso avere sviluppato e declinato in vari modi, ma mantengono una salda radice comune. E, naturalmente, quando è il caso, mi indigno.

2 commenti:

  1. da anni alla domenica la Gabanelli ci illustra le peggiori nefandezze della nostra classe dirigente ed amministrativa, ha vinto ogni causa per diffamazione intentatale, quindi ciò che dice dovrebbe agire da catalizzatore di indignazione. Il lunedì mattina però tutti discutono di calcio o di TV spazzatura, se ora si vuole smuovere chi dorme sereno....

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  2. Amanda: È vero, molte persone parlano d'altro e i giornali raramente riprendono le inchieste di Report. Ma c'è sempre più gente che trova ripugnanti cere storie e situazioni. E meno male!

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Online dal 10 aprile 2009