Il dramma della scuola pubblica si arricchisce di una nuova puntata: la lettera al Ministro dell'Economia di un’insegnante di scuola media siciliana, pubblicata sul Fatto quotidiano.
Oltre al link, ne incollo qui due passi.
[…] lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza dei docenti italiani a violare la legge. È esattamente quello che accade in moltissime scuole italiane. Cosa significa infatti ammassare più alunni di quanti un'aula può contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8 miliardi all’istruzione pubblica. “C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25 miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private e leggo anche di un aumento di circa 200 euro mensili per i colleghi di religione, buon per loro, non sia mai, ma allora non bloccassero i nostri per i prossimi secoli.
[…] Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte. È questa l’illegalità, Egregio ministro. L’illegalità e il non rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi dica che sto facendo politica e un insegnante non può farla. Io ne ho più diritto di lei, che sia chiaro: io formo i cittadini di domani. Non lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge, cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come “eguaglianza”, come “fraternità”.
E noi, da che parte vogliamo stare? Da quella di chi “delinque” e si autodenuncia – fossero tutti così, i “criminali”, le intercettazioni si potrebbero tranquillamente abolire e gli editori potrebbero disinteressarsi delle sanzioni, pubblicando le confessioni scritte spontanee di chi commette reati. E si potrebbe destinare il risparmio alla scuola pubblica. E magari, tanto per non sprecare risorse preziose, potremmo anche evitare di installare i body scanner nelle stazioni ferroviarie. Sempre perché, chissà come mai, per certi scopi la spesa è un investimento, per la scuola pubblica è solo un costo da tagliare.
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