giovedì 15 aprile 2010

Pezzi di bene fra pezzi di male

Ognuno è figlio del suo tempo, ognuno è complice del suo destino.
Chiudi la porta e vai in Africa, Celestino!

La musica è sempre sorprendente. Proprio mentre pensavo agli argomenti di questo post, ho ascoltato la canzone di De Gregori di cui ho trascritto due versi sopra e da cui ho tratto il titolo.

Leggo dell’imprenditore di Adro. Leggo la sua lettera, in cui spiega perché ha deciso di pagare la refezione scolastica ai bambini i cui genitori non erano in grado di farlo. Penso che sia stata la cosa più giusta da fare.

Leggo che qualcuno protesta. Adduce motivazioni pretestuose, ma è chiaro gli scocci fare la figura dell’egoista e del razzista.

Questo gesto è un grande esempio di senso civico e senso pratico, di una legalità e difesa di principi sani che si cala nel concreto, anche con il rischio di aiutare qualche furbo.

E io mi domando: in casi come questo, lo Stato dov’è? Che altro dovrebbe fare, se non occuparsi di situazioni del genere? Dove sono i politici che dovrebbero ispirarsi a idee per cui i più deboli dovrebbero essere aiutati? Sono sempre state parole vuote già nel secolo scorso, figuriamoci oggi. Del partito dell’amore non parlo nemmeno. Eppure basterebbe una colletta di una cifra abbordabilissima per i nostri politici strapagati per raggranellare 10.000 euro, probabilmente raccolgono di più per fare un regalo ai colleghi che si dimettono o vanno in pensione (ah, già, che sbadato: dimenticavo che quasi nessun politico si dimette o va in pensione in Italia!).

Poi, certo, lo Stato siamo noi. Noi uomini che spesso trattiamo le donne come merce e ai bambini diamo insegnamenti agghiaccianti di egoismo, menefreghismo e li spingiamo ad allontanare da sé i più deboli e i diversi. Noi donne che ci scanniamo sul lavoro e nella vita fra mamme e non mamme, fra madri-scimpanzé e vere donne libere, e che proviamo a fare di tutto per riuscire a diventare come uomini così (non commento nessuno dei link, ma la loro lettura è istruttiva).

Noi cittadini, che pensiamo che i problemi delle famiglie si risolvano con gli asili nido e qualche decina di euro di detrazione fiscale per i figli e non capiamo che la soluzione sarebbe permettere ai genitori di ridurre in misura rilevante il carico di lavoro negli anni dell’infanzia dei bambini, magari concedendo di lavorare anche da casa, senza scontare questo grave peccato della maternità o paternità come natura vuole per il resto della vita.

Noi che continuiamo ad aggiungere mura su mura, pensiamo che la demagogia, la forza, l’astuzia e l’irrigidimento possano proteggerci dai rischi che i cambiamenti che stiamo vivendo in questi anni, e che continueranno in quelli a venire, inevitabilmente comportano, senza capire che, se non impariamo a piegarci nel modo giusto, finiremo spezzati.

L’imprenditore di Adro dobbiamo ringraziarlo molto più noi lettori dei bambini che, grazie a lui, ora riprenderanno a mangiare alla mensa scolastica. Per fortuna qualcuno lo sta già aiutando a difendersi e a sopportare le offese che si aspetta.

3 commenti:

  1. ciao do minore, anch'io ho letto la lettera dell'imprenditore di Adro, sul Manifesto però ;-), e ho provato anch'io un lungo brivido lungo la schiena per la grande lezione di civiltà che ci viene da questa persona. Sono sicuro che questo imprenditore si comporti così ogni giorno, coi suoi dipendenti (ammesso ne abbia) o nel suo lavoro: correttezza, onestà, rispetto.
    Poi penso al secondo aspetto del tuo post, quello del tempo che passiamo a scannarci uno con l'altro, e penso che questo è il mondo che ci siamo (e continuiamo a) costruiti, un mondo dove ognuno di noi, anche "nolente", lavora per la competizione, per il profitto, per arrivare ad una meta prima di un collega. Sono spariti tanti valori: solidarietà, correttezza, capacità di darsi da fare senza "uccidere" chi ti sta accanto. Nella mia azienda, storie di colleghi che farebbero le scarpe a chiunque sono piuttosto frequenti, per fortuna non sono la maggior parte.
    Quindi chiediamoci: cosa dovrebbe fare lo Stato se molti di noi si scannerebbero per una carezza sulla testa da parte del capoufficio? Per cento euro in più al mese? Perché lo Stato deve essere virtuoso e i cittadini fare quel che vogliono? E' a questa riflessione che sto dedicando il mio tempo ultimamente.
    E scusa la prolissità... Ciao!

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  2. Si sono d'accordo con entrambi. E mi colpisce la lettera del cittadino di Andro.

    Rispetto, considerazione, moralità: questi i valori che fondano la mia famiglia. Io ci provo, ogni giorno. E se voglio che i miei figli siano educati e rispettosi, mi devo io per prima impegnare a esserlo ogni istante della mia vita, ancora e ancora. E non distrarre mai.
    A presto
    (peccato che io e l'inglese proprio non ci capiamo...)

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  3. Desian: lo Stato dovrebbe essere virtuoso perché lo Stato non esiste, siamo noi cittadini, e un adeguato sistema di premi e sanzioni applicato con disciplina è l'unico modo per orientare efficacemente i comportamenti della maggior parte degli esseri umani (non tutti per fortuna, ma molti sì). Inoltre, compito dello Stato è andare a gestire tutte quelle situazioni che sarebbe antieconomico, eccessivamente oneroso (anche sotto il profilo dell'esposizione pubblica, come in questo caso) o impossibile per gli individui affrontare. Insomma, unp Stato virtuoso senza cittadini virtuosi non si dà in natura. Ecco perché. PS con me vai tranquillo, scrivi quanto ti pare, come vedi non è che io sia sempre stringato... ;-)

    Angela: hai perfettamente colto il senso. Storie come questa ci mostrano quanto sia lungo e tortuoso il percorso per capire che cosa sia giusto o utile fare, quando in molti casi non sappiamo neanche bene che cosa vogliamo o di che cosa abbiamo bisogno. Ciao.

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Online dal 10 aprile 2009