domenica 7 marzo 2010

Di bambini, brutte notizie, canzoni e domande non poste

I miei figli sono molto curiosi, si interessano a tutto e fanno domande su praticamente ogni cosa vedano o sentano. Con qualche utile eccezione. A Si bemolle e a me non piace eludere le loro domande, ma parlare di illegalità, violenza, disgrazie in modo equilibrato e comprensibile alla loro età non è semplice.

Fortunatamente, negli ultimi giorni, erano distratti da altri pensieri ed occupazioni, così non mi hanno chiesto nulla quando venerdì mi hanno visto portare a casa questo.


O quando hanno sentito alla radio, ai telegiornali e me e Si bemolle parlare di un certo decreto interpretativo (eh sì, anche in politica, ogni tanto, qualche bella novità ci vuole).

Va da sé che, ieri e oggi, ho provato un certo imbarazzo nel richiamarli al rispetto delle regole dei giochi che abbiamo fatto insieme.

Nel frattempo, prosegue il riversamento delle nostre cassette di musica italiana su CD, così mi sono imbattuto in due canzoni ormai vecchie, che, ahimè, si sono rivelate profetiche: Bambini venite parvulos di De Gregori e Asilo "Republic" di Vasco. Chissà se i loro autori aspiravano a tanto quando le hanno composte.
Buon ascolto, a chi vuole.

3 commenti:

  1. Una mia conoscente, sposata con un nepalese e residente in UK, non ha potuto conoscere il sesso della sua bambina fino alla nascita, perché la legge inglese vieta di rivelare il sesso dei nascituri alle coppie miste o straniere, proprio per prevenire l'aborto di femmine.
    Io cerco di immedesimarmi in una madre che si lascia convincere ad abortire una femmina sana. Penso a mia nonna che ha pianto tutta la vita il primo figlio nato morto (non perché fosse maschio, ché poi ha avuto mio padre). Penso all'orgoglio con cui i miei nonni ha accolto me femmina e penso che ci sia qualcosa che non va in società che odiano le donne fino al punto di sopprimerle prima che nascano.
    Sono poveri? Anche i miei antenati lo erano. Fanno lavori pesanti? In Africa sono le donne a fare i lavori pesanti nei campi, e in Italia le donne hanno sempre fatto le braccianti e le mondine. Hanno bisogno di una dote? Anche in Italia funzionava così, e per chi non se lo poteva permettere c'erano strutture sociali di protezione (molti conventi femminili e orfanotrofi aiutavano le più meritevoli ma povere a sposarsi dignitosamente).
    Non voglio dire che noi siamo più bravi di loro (seeee), ma solo che non capisco come una società possa accanirsi così tanto sulla metà dei propri membri.

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  2. ho letto l'articolo col respiro sempre più corto e le lacrime negli angoli degli occhi...grazie per averlo pubblicato...non so se il cielo verrà giù veramente, ma so che non voglio farlo crollare sulla testa dei miei figli, che sono femmine e maschi indifferentemente.
    Anch'io avrei sospirato di sollievo alla loro assenza di domande di fronte a quella copertina , diciamocelo, agghiacciante.
    Bellissimo blog.
    Seguo tua moglie da un bel po'.
    Ora anche te.
    baci
    Giulia

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  3. Lanterna: Non riesco neanch'io a capire. Anch'io ho sentito storie simili dalla Gran Bretagna. L'articolo fa impressione ma ha il grande pregio di riportare l'attenzione non solo su un tema spinoso, che va affrontato in modo culturale e politico innanzitutto, ma anche sulle dimensioni enormi e sconcertanti di questa piaga. Bisogna saperle queste cose, perché, in questo genere di questioni, quando bisogna stabilire le priorità per intervenire a risolvere i problemi, anche le dimensioni contano.

    Giulia: benvenuta (con la tribù, ovviamente). Grazie del commento e dei complimenti. Si dice e si sente sempre che la società del futuro sarà multietnica e, si spera, ben integrata. Perché non provare a pensare che, educandoli nel modo giusto, i bambini dell'età dei nostri figli potranno crescere e agire diversamente, costruendo un mondo da cui certe piaghe siano estirpate? A presto.

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Online dal 10 aprile 2009