La manovra finanziaria italiana sarà pesante, anche il nostro concittadino più refrattario ha dovuto arrendersi all’evidenza e ammetterlo. Pochi giorni dopo il sudato annuncio, la Germania, smaniosa di imporre a tutta Eurolandia disciplina fiscale e vaghe fantasie di una politica monetaria meno accomodante e di deflazione controllata, ricorre alla sua potenza per preparare una manovra di portata tale da far impallidire quelle annunciate dagli altri paesi. Così, giusto per far capire chi è più forte e vuole comandare, mentre gli altri dovranno ancora pedalare parecchio per rimettere, casomai, i conti a posto.
A noi Italiani tocca inghiottire il boccone amaro di più tasse (per chi le paga) e meno servizi. A cominciare dal taglio più scandaloso, che è quello degli insegnanti e del personale della scuola pubblica. Scandaloso perché a pagare saranno i nostri figli, che cresceranno più ignoranti dei loro genitori, ma forse più felici, visto che, se tutto va secondo i piani, saranno talmente istupiditi da non rendersene neanche conto. Ma scandaloso anche perché dietro a questi tagli si nasconde la colossale menzogna della mancanza di fondi. L’Italia, infatti, e la ricca Lombardia in questo si è proposta come modello nazionale, foraggia abbondantemente scuole private e paritarie con denaro pubblico. Quindi non è che i soldi per l’istruzione manchino, è che si decide di penalizzare la scuola pubblica di proposito.
La bandiera della libertà di scelta per le famiglie, se non si garantisce neppure la comparabilità degli elementi di base del servizio, come disponibilità del personale, di strutture sicure, dignitose e adeguate ad una proposta formativa completa, orari abbastanza estesi da coprire almeno le necessità fondamentali del lavoro dei genitori, è una mistificazione fuorviante per nascondere un favore ai soliti gruppi di potere. Mascherato da una terza menzogna, cioè quella che alla maggioranza delle famiglie stia a cuore la qualità dell’istruzione. Purtroppo quel che vedo io è che a molti genitori sta a cuore che ci sia un posto in cui lasciare gratuitamente i figli 40 ore alla settimana, cosa succeda in quelle ore non conta. E allora temo che anche le proteste sacrosante per il mantenimento del tempo pieno e degli organici degli insegnanti si interromperanno prima di affrontare il nodo, per me cruciale, della qualità dell’istruzione, del fatto che un turbinio di insegnanti nelle classi per coprire le 40 ore non permetterà di svolgere il tempo pieno con la stessa valenza formativa di quello che abbiamo conosciuto.
E non si pensi che io sia contrario per principio alla scuola privata. Difendo e preferisco nettamente il pubblico, ho frequentato e ho scelto per i miei figli la scuola pubblica, e voglio che il diritto ad un’istruzione di qualità sia garantito a tutti. Ho frequentato un’università privata, e ne sono stato soddisfatto. Solo che è giusto che l’istruzione privata dei figli sia pagata con i soldi privati delle famiglie, magari con qualche vantaggio fiscale, non certo con denaro pubblico.
Due giorni fa, seccato dopo l’ennesimo avviso che Milano Ristorazione (la società del Comune che gestisce le mense scolastiche e altre attività affini) garantiva solo un “pasto d’emergenza”, dopo che i suoi dipendenti devono avere fatto almeno un’agitazione sindacale al mese costringendo le famiglie a dotare i figli di pranzo al sacco, ho dato un’occhiata al bilancio 2008 della società – il più recente disponibile sul sito web. Deformazione professionale, lo so. E ho scoperto una cosa interessante. Riporto testualmente:
Secondo ANGEM, l’Associazione delle Imprese del Settore, nel 2008 l’aggiudicazione delle gare al massimo ribasso ovvero secondo il metodo dell’offerta economicamente più conveniente, ma in cui il prezzo continua ad avere un peso più che rilevante; il mancato adeguamento dei prezzi all’inflazione dei prodotti alimentari; la richiesta di sempre maggiori investimenti per strutture e servizi da parte dei Comuni e il ritardo nei pagamenti, hanno costituito l’occasione per l’esclusione delle imprese sane e per l’ingresso di imprese che pur di mantenere i loro margini di guadagno non esitano a mettere in pericolo la salute dei propri commensali. Naturalmente questo riguarda il mercato della ristorazione scolastica affidata a privati. Per Milano Ristorazione la situazione è profondamente differente. La scelta di gestire direttamente il servizio attraverso una società controllata dal Comune ha posto il servizio di ristorazione al di fuori di logiche di mercato. Naturalmente l’aumento dei prodotti delle materie prime, dell’energia e del lavoro esistono anche per Milano Ristorazione e i loro effetti si sono manifestati, nel Bilancio 2008, ma le tariffe praticate alle famiglie sono rimaste costanti per anni.
Vorrei ricordare che Milano Ristorazione è controllata interamente dal Comune di Milano, il cui Sindaco, anni fa, in veste di Ministro dell’Istruzione, ha avviato con la sua maggioranza un processo culturale in netto favore della scuola privata rispetto alla scuola pubblica. La stessa persona e la stessa maggioranza politica, però, ritengono che la gestione pubblica del servizio delle mense sia la migliore tutela della qualità del servizio e permetta, dati alla mano (stesso bilancio, non li riporto per brevità), di offrire il prezzo migliore nelle città del Centro-Nord Italia.
E qui mi sorge il dubbio atroce. Per quanto possa essere complicato cucinare e distribuire pasti alle scuole di Milano, non sarà comunque più semplice che gestire l’istruzione, che non è fatta solo di nozioni, ma di un intreccio di esperienze, anche umane, diverse?
Perché dovremmo credere che, per fare bene un lavoro estremamente più complesso, favorire il privato e indebolire gravemente il servizio pubblico porterà ad un risultato positivo?
Forse si pensa che gli insegnanti e il “prodotto-scuola”, poiché per merce lo si vuole spacciare, costino meno di cibo ed energia? Forse la logica del profitto non porterà a minimizzare i costi e la qualità del servizio e ad aumentare i prezzi semplicemente perché la scuola privata potrà offrire un supporto, anche logistico, che il pubblico non potrà più garantire?
Soprattutto: che cosa devo pensare se a dirmi questo non è il sindaco di una roccaforte rossa, ma una società controllata dal Comune di Milano, città che continua a fare dell’efficienza e delle sue eccellenze del privato un vanto?
Non so per voi, per me qualcosa non quadra… O possiamo privatizzare serenamente la refezione scolastica dei bambini milanesi o, forse, l’intera struttura della sedicente riforma della scuola andrebbe rivista, prima che la sua mannaia si abbatta provocando danni irreparabili.